Nel cuore verde della Giamaica, a Nine Mile, il 6 febbraio 1945, nacque Robert Nesta Marley. Figlio di una giovane ragazza giamaicana e di un ufficiale britannico, Bob conobbe presto il dolore del rifiuto e la forza dell’identità. Crescendo tra le colline di Saint Ann e le strade polverose di Kingston, sviluppò un credo: che la musica potesse guarire il mondo.
Negli anni ’60 fondò i Wailers e iniziò a fondere ritmi caraibici con un messaggio universale di giustizia, pace e libertà. Ma fu negli anni ’70, dopo l’incontro con il rastafarianesimo, che Marley esplose in tutto il suo potere. Le sue canzoni come No Woman No Cry, Redemption Song, Get Up, Stand Up, One Love divennero inni planetari, capaci di unire popoli e generazioni.
Bob Marley non fu solo un artista, ma un profeta musicale. Parlava agli emarginati, ai ribelli, agli innamorati, ai combattenti per la libertà. Anche quando la violenza toccò la sua vita – come nel 1976, quando fu ferito in un attentato – lui rispose con musica e determinazione: si esibì comunque, due giorni dopo.
Morì troppo giovane, nel 1981, ma il suo spirito non ha mai smesso di vibrare. La sua voce continua a sussurrare speranza nei cuori di chi crede che un mondo migliore sia possibile.
Nel 1978, durante un concerto per la pace a Kingston, Marley riuscì a far stringere la mano sul palco ai due leader politici rivali della Giamaica, Michael Manley e Edward Seaga. Fu un gesto simbolico potentissimo: l’icona musicale che diventava ponte tra ideologie e tensioni.
ICONICOMIX lo celebra
perché ha trasformato la musica reggae in un linguaggio universale. Perché ha cantato la libertà, la pace, la spiritualità, rendendole accessibili a tutti.
Perché ha fatto della sua arte un atto d’amore verso l’umanità.