Alfred Hitchcock non ha solo diretto film: ha plasmato la psiche dello spettatore. Nato a Londra nel 1899, da una famiglia cattolica e rigida, fin da piccolo sviluppò una spiccata sensibilità verso la paura, la colpa, il controllo. Ingredienti che, mescolati al suo genio visivo, lo resero uno degli autori più influenti della storia del cinema.
Con una filmografia che spazia da Psycho a Vertigo, da Rear Window a North by Northwest, Hitchcock ha costruito un linguaggio fatto di inquadrature, silenzi e tensione. Ogni dettaglio, ogni oggetto, ogni ombra aveva un peso. La suspense non nasceva dal terrore improvviso, ma dall’attesa.
Amava i giochi psicologici, i doppi fondi, le identità instabili. Era ossessionato dalle bionde glaciali, dai treni, dagli specchi. Eppure, dietro il regista c’era anche il performer: con i suoi cammei, il suo humour nero, la sua inconfondibile silhouette, Hitchcock divenne presto un’icona pop.
Lui stesso disse: "Non c'è terrore in uno sparo, ma nell’attesa che avvenga."
Il suo cinema non è invecchiato: vive nei thriller moderni, nei videoclip, nei meme, nei sogni che si trasformano in incubi.
Hitchcock ha insegnato a generazioni di spettatori una lezione eterna: la mente è il luogo più spaventoso di tutti.
Durante le riprese di Gli uccelli (1963), la protagonista Tippi Hedren fu attaccata realmente da uccelli vivi per giorni, su richiesta di Hitchcock stesso, che voleva ottenere una reazione autentica. Lei rimase traumatizzata. E lui non se ne pentì.
ICONICOMIX lo celebra,
perché ha inventato la grammatica del thriller moderno. Nessuno come lui ha saputo giocare con le emozioni dello spettatore, rendendo la paura un’arte.