Federico Fellini non ha solo fatto cinema: ha costruito un mondo. Un mondo popolato di ricordi d’infanzia, desideri inconfessabili, clown malinconici e donne-madonne.
Nato a Rimini nel 1920, inizia la sua carriera come disegnatore e sceneggiatore, ma è dietro la macchina da presa che il suo genio si manifesta con potenza. Film dopo film, Fellini rompe gli schemi del neorealismo per seguire una rotta tutta sua: onirica, grottesca, poetica.
Con “La Dolce Vita” (1960) scandaglia il vuoto esistenziale dell’alta società romana, e inventa un nuovo linguaggio visivo. Con “8½” (1963), forse il suo capolavoro, riflette sull’arte e sul blocco creativo con una libertà narrativa che cambia la storia del cinema. Fellini è il regista dell’eccesso e della leggerezza, del surreale e del sublime. I suoi personaggi sono caricature e simboli, archetipi umani in cerca di senso.
Vince quattro Oscar al miglior film straniero e un Oscar alla carriera. Ma più dei premi, a restare sono le immagini: la Fontana di Trevi con Anita Ekberg, Marcello Mastroianni perso nei suoi sogni, le giostre della memoria, le danze circolari del finale di “8½”.
Fellini non raccontava storie: evocava universi. Ha trasformato il cinema in una forma di sogno lucido, capace di parlare a tutti, nel profondo.
Fellini non ha mai messo piede negli Stati Uniti per ritirare uno dei suoi premi Oscar. Diceva che l’unico viaggio che gli interessava era dentro se stesso. Inoltre, pare che non abbia mai letto per intero un copione: preferiva lasciarsi guidare dall’intuizione sul set, costruendo il film giorno per giorno.
ICONICOMIX lo celebra
perché Federico Fellini è il simbolo del cinema italiano nel mondo, ma anche l’incarnazione dell’artista che ha saputo rendere l’intimo, il fantastico e il personale qualcosa di universale.
Ha rivoluzionato il linguaggio cinematografico, liberandolo dalla logica lineare per abbracciare l’irrazionale, l’inconscio, il sogno.