Marlon Brando non ha solo recitato: ha scosso il cinema dalle fondamenta. Nato nel 1924 nel Nebraska, Brando divenne un simbolo di ribellione, sensualità e autenticità. Il suo talento travolgente esplose con Un tram che si chiama Desiderio, dove diede al personaggio di Stanley Kowalski una potenza emotiva mai vista prima. Ma fu solo l’inizio.
Con Il selvaggio Brando divenne il volto della gioventù inquieta, con Fronte del Porto conquistò l’Oscar, e con Il Padrino ridefinì l’arte del trasformismo.
Don Vito Corleone non era solo un mafioso: era Shakespeare sotto una lampada a bassa tensione.
Brando fu rivoluzionario anche fuori dal set: rifiutò un Oscar per denunciare il trattamento riservato agli indigeni d’America e sostenne cause civili scomode per Hollywood.
Iconico, sregolato, geniale, con una voce roca e una presenza scenica ipnotica, è stato il padre della recitazione moderna, aprendo la strada a De Niro, Pacino, Nicholson.
Il suo metodo, ispirato all’Actors Studio, privilegiava la verità alla tecnica, l’emozione alla perfezione. E quella verità, a volte, bruciava lo schermo.
Brando non si limitava a interpretare: diventava. E oggi, anche nel silenzio, la sua ombra incombe su ogni grande attore.
Durante le riprese de Il Padrino, Brando si infilò dei fazzoletti nel cavo orale per dare a Don Vito un volto più scavato e deformato. Fu una sua idea. Quel dettaglio contribuì a rendere il personaggio leggenda.
ICONICOMIX lo celebra,
perché ha rotto tutte le regole, riscrivendone di nuove. Con lui la recitazione è diventata verità viva, grezza, pulsante.